Il costo del virilismo

“Sarai virile ragazzo mio, voglio vedere la tua pallida carnagione annerita dai combattimenti, e forgiare la tua mente affinché nessuna di queste signore ti indirizzi verso terre rose, cattive per gli uomini gloriosi”. Così dice Eddy de Pretto nella sua canzone Kid. Artista impegnato, critica l’educazione tradizionale dei ragazzi, che li condanna a una “virilità abusiva” – abusiva, quindi dannosa, non solo per le donne, ma anche per gli uomini e la società nel suo insieme. Mi sembra importante, come uomo, scrivere questo articolo. Importante in quanto l’educazione che ci viene imposta condiziona comportamenti pericolosi, asociali e costosi, come sottolinea la storica Lucile Peytavin in Le coût de la virilité. Innanzitutto, penso che sia necessario capire di cosa stiamo parlando. 

Etimologicamente, il termine virilità viene da vir, uomo. È una nozione che raccoglie gli attributi di forza e potenza e che servono a descrivere e definire l’essenza di ciò che un uomo dovrebbe essere. Oggi, la virilità è centrale nell’educazione dei giovani ragazzi. Si esprime attraverso gesti, credenze e azioni quotidiane che fatichiamo a identificare perché banalizzati nella nostra società patriarcale. Questa educazione si trasmette inconsciamente perché noi stessi siamo stati educati attraverso questi valori che perpetuiamo meccanicamente. Il virilismo, invece, si riferisce al culto e all’esacerbazione di atteggiamenti, rappresentazioni e pratiche maschili. La virilità si forma quindi attraverso la nozione di forza che porta naturalmente al dominio maschile e alla legge del più forte; la dominazione si manifesta contro le donne ma anche contro chiunque non risponda alle ingiunzioni della virilità.

L’educazione virile è principalmente riservata agli uomini per ragioni culturali. Attenzione, qui stiamo parlando di cultura, non di legge. Sì, la legge dovrebbe – in teoria – garantire l’uguaglianza tra i generi, ma non è sempre rispettata. In realtà, le disuguaglianze rimangono a causa di un’educazione che mira a normalizzare la disparità di trattamento. Le disuguaglianze sono illustrate, per esempio, nel mercato del lavoro, dove c’è ancora un divario salariale del 25% tra uomini e donne per tutti i tipi di contratto; differenze che si spiegano con il fatto che la maggior parte delle responsabilità parentali e domestiche ricadono ancora sulle spalle delle donne. L’80% dei compiti domestici sono infatti ancora svolti dalle donne, il che le vede costrette a ridurre le loro ore di lavoro quando hanno figliə per occuparsi della casa. L’assenza di parità si esprime anche nell’esposizione alla violenza: ammonta all’80% la percentuale di omicidi di coppia classificabile come femminicidio, vale a dire, in tutto, quasi una donna uccisa ogni 2,5 giorni. Lə autorə delle violenze sono principalmente uomini, e ancora una volta questa tendenza alla violenza si riflette in alcune cifre: il 96% della popolazione carceraria è costituita da uomini; l’80% delle persone accusate dai tribunali sono uomini; il 90% delle persone condannate dai tribunali sono uomini; e gli uomini sono sovrarappresentati in tutti i tipi di reati, in particolare quelli più gravi. Rappresentano l’86% dellə autorə di omicidi, il 97% dellə autorə di aggressioni sessuali, il 99% dellə autorə di stupri, l’84% dellə autorə di incidenti stradali e il 95% dellə autorə di furti violenti, ecc. 

È importante notare che non tutti gli uomini commettono crimini e violenze, ma la stragrande maggioranza delle persone che commettono crimini e violenze sono uomini. Qualunque sia la fascia d’età, l’estrazione sociale, il livello d’istruzione, c’è ancora un divario statistico molto grande tra uomini e donne su questo tema. Ci sono uomini che rimarranno pacifici per tutta la vita, così come ci sono donne che maturerrano la scelta di prendere le armi. Non si tratta, quindi, di una questione di genere o di biologia, è piuttosto una questione di educazione. Il testosterone è una molecola condivisa da entrambi i sessi, non c’è spiegazione scientifica al fatto che gli uomini siano fisiologicamente inclini alla violenza. C’è l’idea che porti alla violenza poiché è legata a simboli di virilità come la pelosità e i muscoli. Tuttavia, il testosterone è anche pro-sociale. Mentre incoraggia l’onestà, l’ormone aumenta anche la consapevolezza e l’accettazione del proprio status sociale. L’aggressività a volte può essere necessaria per autodifesa, ma è del tutto possibile controllarla. Ci sono molti fattori coinvolti nella violenza, e il testosterone risulta essere solo uno di questi. 

Anche il consumo di contenuti mediatici violenti o il contesto familiare possono essere motivi di eccessiva violenza. Ma questi sono casi che si incontrano anche nelle donne. La vera ragione è da ricercare altrove? La nostra cultura fallocratica ha quasi sempre incoraggiato l’aggressività negli uomini, ma l’ha particolarmente repressa nelle donne: questo è sicuramente il più influente di tutti i fattori che spingono alla violenza e all’aggressione. Inoltre, questa educazione virile mette a rischio gli uomini perché li addestra ad adottare comportamenti rischiosi. In altre parole, per dimostrare ancora e ancora che siamo fisicamente e moralmente forti, correremo dei rischi. E ancora una volta, le cifre sono molto chiare: il 75% delle morti per incidenti stradali sono di uomini; l’80% delle persone colpite da tumori legati all’alcol e al tabacco sono uomini. All’età di 14 anni, i ragazzi hanno il 70% di probabilità in più delle ragazze di morire in un incidente. E se prendiamo la popolazione nel suo insieme, gli uomini hanno tre volte più probabilità di morire prematuramente (prima dei 65 anni) per una morte prevenibile. Così, anche gli uomini sono vittime della virilità, che è estremamente oppresiva per loro, e avrebbero molto da guadagnare nell’uscire da questi schemi virili. Le azioni virili danneggiano gravemente la società. In totale, si stima che la violenza e i comportamenti a rischio costino 92,5 miliardi di euro all’anno, una stima calcolata con la differenza dei costi sociali tra uomini e donne. Ci sono costi diretti, costi legali, costi delle forze dell’ordine, costi sanitari; ma anche costi indiretti, legati alla morte, alla sofferenza, alla distruzione materiale. 

Ma allora come si costruisce e si trasmette la virilità? Attraverso meccanismi educativi molto specifici. Per esempio, i genitori avranno un rapporto molto più fisico con i ragazzi, enfatizzando la forza fisica; i sentimenti saranno sviluppati molto meno, con l’eccezione della rabbia, che sarà esagerata, per esempio, quando si tratta di raccontare una storia. Sempre su questa linea, l’educazione dei ragazzi è molto più permissiva, nel senso che i comportamenti molesti sono meno sanzionati. Così, l’educazione virile della società crea un terreno favorevole allo sviluppo di comportamenti devianti. Per esempio, nel 90% dei casi nei cataloghi di giocattoli le armi sono tenute dai ragazzi. A questo si aggiunge la cultura nel suo insieme che rafforza questi meccanismi educativi. Infatti, molti eroə dei film e dei libri sono uomini che non esitano a usare la violenza per risolvere i loro problemi. La violenza è costantemente percepita come legittima perché permette loro di salvare il mondo o di proteggersi; i ragazzi si identificheranno quindi con questi personaggi e svilupperanno un appetito per questa violenza. Tuttavia, è importante sottolineare che non siamo consapevoli di stare trasmettendo questo tipo di valore ai nostri figli perché siamo statə educatə nello stesso modo. La cultura patriarcale e virile risale a molto tempo fa ed è per questo che ci vuole anche molto tempo per decostruirla. 

Lottare contro la virilità è lottare contro il pesante costo che questa educazione impone alla società ma anche contro il triste costo umano. Abbiamo tuttə qualcosa da guadagnare nell’uscire da questa educazione virile perché ne siamo tuttə vittime. Un mondo meno virile è un mondo meno violento e più prospero. 

Nota aggiuntiva: le cifre indicate provengono da uno studio condotto in Francia. Anche se è fatto in un altro paese, l’Italia condivide la cultura patriarcale e virilista. Le dinamiche e le cifre dovrebbero quindi essere simili o vicine. 


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