La morte che oscura anche i sogni giù puri: la storia di Saman Abbas

Cosa succede quando anche soltanto vivere rappresenta una sfida ed il cammino verso i propri sogni si trasforma piuttosto in una durissima corsa ad ostacoli? La storia che vogliamo raccontare oggi riguarda la vicenda della giovane ragazza pakistana, Saman Abbas, uccisa il 30 aprile 2021 dalle persone a lei più care e vicine, la famiglia. La sua unica colpa è stata quella di essersi ribellata alla scelta di un matrimonio combinato, un limite troppo grande per il suo futuro e le sue aspirazioni, che l’ha spinta ad opporsi ad uno dei fondamenti più saldi della sua religione della sua famiglia.

Ha sfidato ciò che era ritenuto come sacro  ed è stata punita con la più tragica delle vendette, la morte. Non ha avuto il tempo di spiccare il volo, di crescere e respirare arie diverse da quel vento che ogni giorno sentiva sul suo corpo, quello della piccola città di Novellara, in provincia di Reggio Emilia che l’aveva cresciuta. Sarà la stessa ragazza a chiedere aiuto ai servizi sociali, per dire no al matrimonio combinato in Pakistan con un cugino, organizzato e programmato per il 22 dicembre, nonché quattro giorni dopo il diciottesimo compleanno della ragazza. I carabinieri, dopo la dichiarazione, denunceranno il padre e la madre della giovane per “costrizione al matrimonio”.

Il suo unico desiderio era quello di avere una vita normale, di poter essere considerata una ragazza come tante che vive il turbine di emozioni dell’amore senza aver paura di compiere un passo falso o una qualsiasi mancanza di rispetto. Il fidanzato, Saqib, è ancora senza parole dopo il ritrovamento, avvenuto il 19 novembre, di resti umani in un casolare abbandonato della piccola cittadina. Al ritrovamento, sembra aver contribuito lo zio della giovane, anch’egli inizialmente accusato dell’omicidio, che convinto dall’Imam, avrebbe condotto le forze dell’ordine sulla scena del crimine. Il casolare era poco distante dall’azienda  agricola dove lavoravano i parenti.

I resti ritrovati saranno ora analizzati dalla Procura di Reggio Emilia, ma di “resti”, a seguito di questa tragica vicenda, sembrano essercene molti altri, non solo materiali. Ciò che ci resta, sono i sogni di una giovane Saman finiti in polvere, annientati dalla paura, dalla durezza, dalla crudeltà di una famiglia che non è stata in grado di accogliere i suoi desideri, ma  di privarla di questi e  della vita stessa. Dopo alcuni mesi trascorsi in comunità infatti, Saman progetta la propria fuga assieme al fidanzato e l’11 aprile 2021 si reca a casa a prendere i documenti per andarsene via nuovamente. L’inizio di un epilogo tremendo che terminerà poi in una fine ingiustificata e perversa, che non solo ci spinge ad interessarci a quanto accaduto, ma soprattutto a riflettere al fine di non permettere ancora che accada in futuro, per amore di quei sogni che mai potranno essere realizzati.

Dei sogni spezzati per mantenere salda una tradizione che non tiene conto dei concetti di scelta e libertà, una tradizione pronta a uccidere i suoi figli, una tradizione che non si basa sul consenso ma sulla paura di uscire fuori dai rigidi confini che dettano la retta via. 

Il sogno di una ragazza che aveva conosciuto la parola amore, la convinzione di due genitori che non ne avevano assaporato il gusto. 

Una morte per la volontà di essere come tutte le altre, una morte per il diritto di scegliere, una morte per la speranza di poter cambiare. 


Pubblicazione in collaborazione con The Journal ASP

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